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STANZE

  /  2023   /  La febbre

di Wallace Shawn
traduzione Monica Capuani
regia Veronica Cruciani
con Federica Fracassi
foto Laila Pozzo
produzione ERT – Emilia Romagna Teatro

giovedì 13 luglio 2023
casa privata – Milano

Appunti di regia

Questo monologo è un’elaborata denuncia del capitalismo globale, feroce e ironicamente divertente, che viene messa in bocca ad una donna benestante, consapevole di ogni paradosso, mentre guarda indietro ad una vita agiata resa possibile dalla povertà degli altri. La protagonista è una viaggiatrice senza nome che si trova in un hotel di un paese povero e lontano dove è in corso una rivolta. Lei sta vivendo la propria guerra civile, ha una febbre che la fa rabbrividire e sprofondare in una più profonda nausea esistenziale. Ad un certo punto ha una rivelazione improvvisa e accecante: le sue presunzioni e il suo privilegio di persona liberale, istruita e benestante si basano sulla miseria che altre persone vivono nel mondo. La malattia è il capitalismo stesso.

Questa donna è alla ricerca di risposte. Tutto ha un prezzo? Le persone? Uccidere? Cosa ci dà il diritto di stare meglio dei poveri? Perché insistiamo nel chiedere il meglio per noi stessi e i nostri figli quando le altre persone non hanno quasi nulla? Queste sono le domande, che molti di noi nella vita cercano di ignorare. Shawn riesce a parlare in maniera davvero incisiva e profonda della nostra relazione con il nostro mondo, la nostra ricchezza. Nello spettacolo, come quando hai la febbre, con i suoi sogni offuscati e pensieri ultraterreni, ciò che è stato discusso passerà e tutto tornerà alla normalità e la stessa protagonista tornerà al sicuro.

Le verità contenute in questo testo, e il pensiero che provoca, sono così potenti che bisognerà sforzarsi di far vivere allo spettatore un’esperienza piuttosto che farlo assistere soltanto ad uno spettacolo. L’attrice nella rappresentazione teatrale dovrà creare un’atmosfera incredibilmente intima con il pubblico parlando come se stesse facendo una confessione più che un’opera teatrale. Il racconto dovrà avere un’ intensità febbrile; gli aneddoti si confondono con le autoaccuse, i legami tra il privilegio del Primo Mondo e il dolore del Terzo Mondo vengono alla luce, arrivando con l’improvvisa forza di una rivelazione. Il cuore della questione non è tanto crogiolarsi nella colpa liberale ma fare un’analisi accurata del perché tale colpa non è sufficiente. La protagonista de La febbre attraversa numerosi livelli di lucidità e sprofondamento nel suo incubo.




con il contributo di Fondazione Cariplo